Cosa mangiamo? Cosa mettiamo veramente nel nostro piatto?…Prima parte…

Buongiorno buongustai, negli ultimi anni si assiste sempre di più alla battaglia a chi mangia meglio e sano.
Il mangiare che ci può salvare la vita è il mangiare della dieta mediterranea, il mangiare tutto compreso anche la carne, il mangiare vegetariano o il mangiare vegan?

Ognuno dice la sua, premetto io sono una di quelli che mangia tutto ma facendo attenzione da dove compro e a quello che metto nel mio piatto.

Ebbene si, non è come mangiamo ma quello che mangiamo o quello che ci fanno mangiare, questo è importante.

Negli ultimi anni la moda del mangiare influenza tanti consumatori, la pubblicità dei piatti pronti e surgelati; salse e brodi come quelli fatti in casa; la verdura fa bene alla salute; mangiamo e compriamo bio; la carne è ricca di antibiotici, cortisoni e ormoni della crescita; ma a chi dobbiamo veramente credere?

Molti alimenti presenti in natura sono un vero e proprio tesoro di nutrienti: a volte, però, possono nascondere delle insidie.

Anni fa ero una grande sostenitrice del mangiare e comprare bio, per un periodo ho comprato solo biologico, ma oggi che conosco molto più da vicino tante aziende tra cui anche aziende bio, mi sono accorta che il bio spesso è solo una certificazione che le aziende pagano, vedendo dove sono localizzate possono veramente essere considerate bio?

Per agricoltura biologica si intende un metodo di produzione in grado di assicurare l’auto-sostenibilità dell’azienda agricola, fondato sull’utilizzo di prodotti e processi presenti in natura, che aiutino a ridurre l’impiego di input esterni alla produzione attraverso la progressiva riduzione di prodotti e medicinali chimici di sintesi.

L’agricoltura biologica è disciplinata dal Reg. CEE 2092/91, che negli anni è stato più volte modificato e integrato, qui si definiscono le norme tecniche di produzione, i canoni per le etichette, i prodotti utilizzabili per la difesa, per la fertilizzazione, per la preparazione e la conservazione dei prodotti.

Ma forse in pochi sanno che oltre a rispettare le regole su dette, è importante anche la distanza da strade ad intenso traffico di autoveicoli, il particolato componente lo smog di autoveicoli, costituito da piombo in varie forme, incombusti, idrocarburi aromatici, polveri metalliche si disperdono fino a 100m dalla fonte ed è bene mantenere una distanza non inferiore a 1,5 volte tale limite o più per avere il massimo di garanzia; mantenersi a distanza da impianti industriali che scaricano esausti nell’atmosfera, in particolare impianti metallurgici a causa dell’elevata quantità di cadmio e mercurio che questi immettono nell’aria e nelle acque; evitare di coltivare in aree prossime ad impianti di incenerimento di rifiuti; inoltre è importante frapporre barriere vegetali, siepi o colture a perdere, tra la coltura biologica e campi adiacenti ad agricoltura intensiva o, in alternativa, non raccogliere il prodotto lungo il confine, su una fascia di larghezza opportuna, definita come prescrizione dell’ente certificatore.

Ma questi canoni vengono rispettati?

Ora non voglio dire che tutte le aziende che sono bio in realtà potrebbero non esserlo, ne conosco tante che rispettano tutti i canoni anche perchè loro sono i primi consumatori del loro prodotto e quindi ci tengono di più.

Non voglio polemizzare sull’agricoltura bio o no, ma era solo per introdurre delle domande: quando voi comprate il vostro cibo vi chiedete cosa in realtà state comprando?
Cosa in realtà mangeremo di quel prodotto?
Cosa mettiamo nel nostro piatto?
Ma leggere l’etichetta serve veramente?

Vedo e sento che tanti si preoccupano di dire che le verdure fanno bene alla salute, chi mangia vegetariano e vegan vive più a lungo, oppure quanti grassi o zuccheri contiene il prodotto.
Ora io non sono contro una dieta prettamente vegetariana o vegana, io adore le verdure e di certo non mancano a casa mia, ma se non le coltivate voi nel vostro orto siete sicuri che le verdure facciano veramente bene e sono salutari?
Come la verdura anche la frutta che compriamo è genuina?

Noi vogliamo la frutta e la verdura bella, perfetta, per noi sano consiste che la frutta e la verdura non hanno ammaccature.
Ma bella corrisponde a sano?

Nel nuovo “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2018” pubblicato l’Ispra certifica che il Trentino e il Veneto sono i più ricchi di pesticidi, sono stati rilevati 9,3 chilogrammi di pesticidi per ettaro di superficie agricola utilizzata in provincia di Trento, un livello altissimo rispetto alla media nazionale che è di 4,9 chilogrammi a ettaro e molto lontano dalla vicina provincia di Bolzano che si ferma a 4,4; il Veneto è l’unico territorio che riesce a fare peggio con 11,7 chilogrammi di pesticidi per ettaro di superficie agricola utilizzata.

Dunque si sceglie cosa mangiare, senza avere una vera consapevolezza sugli effetti che l’assunzione di una serie di prodotti avrà sul nostro organismo.

Sapevate che vengono utilizzati pesticidi al solo scopo di rendere più bella la frutta?

Ad esempio la banana, uno dei frutti più consumati e preferiti dai bambini, comodo da sbucciare, ottimo anche per neonati durante lo svezzamento, ottimo per gli sportivi per il suo apporto di potassio, ma un video trasmesso qualche anno fa dalla trasmissione di Rai Tre, “Indovina chi viene a cena”, mi ha fatto venir voglia di non mangiarle più e mi sono chiesta ma come è possibile, cosa ci fanno mangiare!!!!
Sembra che le banane siano tra i frutti più contaminati da diserbanti, pesticidi e soprattutto fungicidi tra cui il Mancozeb, che ha un’azione di interferenza con l’ormone tiroideo e con la produzione del testosterone nonché con la formazione di cellule tumorali.

Io da anni soffro di una tiroidite cronica, una disfunzione degli ormoni tiroidei, non ereditaria, ma comunque un problema molto diffuso, soprattutto negli ultimi anni, quindi quando ho sentito quello che raccontavano su questo fungicida, capirete il mio interesse.

Nel video si vedono gli aerei nebulizzare composti chimici sulle piantagioni, sotto ci sono case, corsi d’acqua e lavoratori, i prodotti chimici vanno ovunque, nell’aria, sulle piante, nei corsi d’acqua, nei sacchetti blu che proteggono i frutti dalle punture degli insetti, nei caschi di banane verdi che devono poi affrontare il lungo viaggio nelle pance delle navi o nei container, nel servizio si vedono e si parla delle tre maggiori compagnie mondiali delle banane, Chiquita, Dole e Del Monte, marche conosciutissime.

Negli ultimi anni le spese per i fitofarmaci nell’industria delle banane è cresciuta notevolmente, secondo Fairtrade International, una piantagione nell’America centrale arriva a impiegare 70 chilogrammi di sostanze per ettaro, un quantitativo superiore di oltre dieci volte rispetto a quelli usati per altre colture in Europa e negli Stati Uniti, i più utilizzati sono:

  • I Benzimidazoli, una categoria di fungicidi impiegati sia per i trattamenti in campo sia dopo la raccolta, di cui fanno parte il Tiabendazolo (TBZ, E233), il Tiofanato-metile (TM) e il Benomyl, che rapidamente si trasforma nel Carbendazim (MBC).
    Il Tiabendazolo è usato anche per preservare l’aspetto della buccia e bloccare la maturazione prima della spedizione, ad alte dosi risulta tossico per l’essere umano e l’esposizione può causare nausea, capogiri, inappetenza e vomito, fino provocare danni al fegato e all’intestino, ritardo della crescita, alterazioni del sangue e del midollo osseo, questa sostanza è stata recentemente vietata nell’Unione Europea, negli USA, in Australia e in Nuova Zelanda, anche se continua a essere consentita la vendita di vegetali importati da altri Paesi che la utilizzano.
  • Il Mancozeb, il fungicida più utilizzato, può avere effetti sul sistema nervoso e interferire negativamente sull’azione della tiroide.
  • Il Clorpirifos (CPF) è un insetticida in grado di interferire negativamente sul sistema nervoso, sullo sviluppo cerebrale e sull’equilibrio ormonale.
    Nei bananeti si utilizzano involucri di plastica trattati con questa sostanza per coprire i caschi ancora attaccati alle piante, per evitare la presenza di insetti che potrebbero peggiorare l’aspetto dei frutti.
  • L’Imidacloprid è un insetticida neurotossico neonicotinoide.

L’ ETU, etilene tiourea, è uno degli ingrediente del mancozeb un fungicida ampiamente utilizzato sulle piantagioni di banane.
A questo fungicida sono legati i difetti di nascita, può accumularsi nei corpi delle donne incinte che vivono nei pressi di campi agricoli, lo studio ha esaminato specificamente i livelli di etilene tiourea (ETU) nelle urine di donne in gravidanza che vivono nei pressi di piantagioni di banane.

Anche se lo studio ha esaminato solo le piantagioni di banane, il mancozeb è ampiamente utilizzato su altre colture, secondo la US Environmental Protection Agency (EPA), 5,6 milioni di chili di veleno vengono spruzzati sulle coltivazioni ogni anno di mele, fagioli, peperoni, patate, uva, meloni, cocomeri, pomodori, zucca e pere.

Studi recenti hanno dimostrato che ETU e mancozeb possono danneggiare lo sviluppo cerebrale del feto e possono danneggiare la ghiandola tiroide, producendo la disfunzione dell’ormone tiroideo, il restringimento della tiroide con lesioni tiroidee o tumori.
L’EPA classifica il fungicida come sostanza tossica sistemica.

Il mancozeb è contenuto anche nel Dithane DG Neotec, appartiene alla famiglia dei ditiocarbammati, è un fungicida di copertura e deve essere impiegato preventivamente perché non esplica alcuna attività all’interno della pianta.
Si utilizza su: vite da vino e da tavola, melo, pero, nashi, cotogno, nespolo, nespolo del Giappone, pesco, nettarina, albicocco, mandorlo, susino, ciliegio, arancio, olivo,noce, tabacco, patata, pomodoro, melanzana, zucchino, zucca, cetriolo, cetriolino, melone, anguria , lattuga, scarola, indivia, cicoria, radicchio, dolcetta, rucola, cavolo cappuccio, cavolo verza, cavolo cinese, cime di rapa, cavoletto di Bruxelles, cavolo rosso, cavolo bianco, cavolo nero, porro, asparago, carota, erba cipollina, prezzemolo, salvia, rosmarino, timo, basilico, alloro, maggiorana, origano, menta, orzo, avena, triticale.

Il Mancozeb, poi, ha un vantaggio, non essendo più soggetto a brevetto, costa pochissimo, inoltre uno dei principali problemi di questi veleni è la quantità usata, molti agricoltori preferiscono abbondare nei quantitativi e irrorare con questi prodotti fino a qualche giorno prima del raccolto, e la frase che pronunciano in continuo è “noi rispettiamo i tempi di carenza”, come se l’effetto tossico di questi veleni scompaia veramente dopo 2-7-15 giorni, non è vero.
La cancerogenicità, come nel caso del Mancozeb, non ha limiti di soglia, anche una sola molecola è pericolosa, e quando il sistema immunitario non funziona, ammalarsi è facilissimo.

In Italia, la domanda di un’ alimentazione più sana si scontra ancora con la voglia di mangiare frutta e verdura freschissime tutto l’ anno e di non vederle ammuffire dopo qualche giorno di frigorifero, peccato che tutto questo costi a frutta e verdura una ventina di cicli di trattamento con pesticidi, conservanti, antigerminativi, Mancozeb compreso.

Molti dicono che basta lavare i frutti prima di essere consumati con acqua calda, o con il bicarbonato o la muchina, ancor meglio lavarli prima di essere riposti nella nostra dispensa, per limitare il rischio di contagio con altri alimenti e superfici dove poggiano i cibi, questo mi fa pensare che il veleno resta anche dopo i giorni di carenza.

Agroeco

Da qualche anno non tutti possono usare questi prodotti senza aver preso il patentino dei fitofarmaci, devono cioè fare un corso dove viene spiegato l’azione di questi prodotti, ma verrà comunicato anche la pericolosità…non credo, molti di quelli che li usano dicono non sono prodotti pericolosi, sembra che si possono anche bere!!!!
Li utilizzano senza precauzione, ne per loro e ne per chi è vicino a questi campi, abitazioni, lavoratori…

Io spero che prima o poi si rendono conto dei danni che provocano ai consumatori e all’ambiente

Vi ho abbastanza terrorrizzato oggi?
Scusatemi non era mia intenzione terrorrizzare nessuno,  ma solo far capire quello che in parte ci fanno mangiare, perchè non vengono usati solo pesticidi e fertilizzanti in agricoltura, forse non sapete che vengono utilizzati anche gli ormoni della crescita…
Ma ne parlerò prossimamente…

Quindi prima di dire quale cibo fa bene e quale fa male chiediamoci come è stato trattato…e questa informazione non la troverete mai sull’etichetta…

Purtroppo l’uso di questi pericolosi prodotti spesso si trovano anche in chi si fa l’orto di casa, cerchiamo di essere più consapevoli per noi, per le generazioni future, per l’ambiente e rispettiamo la Natura e i suoi tempi…iniziamo noi nel nostro piccolo…

Vi lascio con questa frase stupenda e vera di Ann Wigmore:

“Il cibo che mangi può essere o la più sana e potente forma di medicina o la più lenta forma di veleno.”

Alla prossima…

Scacco Mattarello

 

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